CASE, MORTI, SGOMBERI, RABBIA: SU QUESTI GIORNI MILANESI

E ad un certo punto "la casa" e le "occupazioni" diventano l'argomento unico di discussione, riempie giornali, tv e dibattiti informali.
La creazione di un nemico, una narrazione tossica a senso unico dove si parla solo ed esclusivamente del problema abusivi, ovviamente di cause, politiche e assenza del pubblico sulla questione abitativa si sta in silenzio, è la realtà che ci dipingono.
I casi limite diventano la norma, l'esempio, la scusa con cui reprimere e giustificare un'assurda quanto folle "azione legalitaria" che come risultato ha solo quello di mettere e lasciare famiglie in mezzo ad una strada all'inizio della stagione più inospitale dell'anno.
La questione abitativa è cosa enorme non banalizabile. 200 sgomberi significano un attacco frontale alle difficoltà delle persone e ai movimenti sociali. Non risolvono nessun problema, lo alimentano e lo fanno crescere.
Non siamo esperti di guerra ma non ci sembra nulla di diverso da quelle operazioni militari che si basano sulla costruzione di un nemico e poi sull'azione.
Perché parliamo di guerra? Perché forse sono stati usati gas lacrimogeni al cs che sono armi di guerra in mezzo mondo? No. O meglio non solo. Parliamo di guerra perché durante uno sgombero, quello di martedì, la violenza poliziesca ha ucciso un bambino non ancora nato. Le manganellate ad una donna incinta di sette mese le ha fatto perdere il figlio.
Forse è troppo parlare di guerra, ma al momento non ci vengono altre parole.
Lo sterile, violento, e criminale dibattito legalità/illegalità genera mostri come questo. La polizia agisce nella loro maniera più consona e classica: ovvero violenta.
I media main stream diranno della morte del bambino mai nato ma ometteranno parte della storia, giustificheranno, insomma cambieranno la verità.
Basta. Non faremo un passo indietro.
L'assenza di politiche sociali genererà sempre autorganizzazione. Ogni casa vuota grida e denuncia la sconfitta delle politiche sociali cittadine, regionali e statali. Così come ogni spazio.
La narrazione tossica mainstream va rotta, per rompere l'assedio. Chi porta avanti questa narrazione è complice di quel che accade, ed è anche strumento.
Siamo e saremo sempre dalla parte dei più deboli, di chi lotta, di chi si prende ciò che non ha e gli viene tolto.
Siamo solidali e vicini nel dolore della donna colpita dall'infame omicidio di stato.
S.O.Y. Mendel